Il corso del Tanaro sul territorio della Comunità Montana è di complessivi 62 chilometri.Senza dubbio il tratto più interessante,
dal punto di vista naturalistico e turistico, è rappresentato dalla zona delle sorgenti, a quota 1900, presso le Vene del Tanaro.
Le sorgenti sgorgano su un'ampia testata, che risulta composta da 3 bacini: il primo più a nord, elevato e brullo, caratterizzato
da una complessa idrografia sotterranea, mentre in superficie corrono i rii Carnino, Soma e Saline; il secondo, centrale, più
limitato, ma molto ricco di acque (rio Negrone); l'ultimo più meridionale, ampio, coperto da rigogliose foreste e da un ventaglio
di piccoli corsi d'acqua.Proprio intorno al Negrone l'ambiente è particolare. A filo si alzano rupi vertiginose: alla base delle pareti
delle Rocce del Manco, nel vallone del rio Fuse (a sinistra del Negrone), sono localizzate le sorgenti delle Vene, il cui bacino di
assorbimento attinge dal Mongioie, dalla Cima Colme e dalla Cima Brignole. La valle del Negrone si rende interessante per la
sua conformazione: una gola selvaggia, profondamente intagliata fra le pareti levigate di Rocca Bombassa e Pian Cavallo.
Prima della costruzione dell'attuale strada, vi passava solo uno stretto sentiero, ricavato nella roccia del Passo delle Fascette,
dove molte sono le cavità naturali. Lì il Negrone auto sotterra il proprio corso, formando una rete idrica ipogea, che in tarda
primavera dà origine ad una spettacolare risorgenza. Poderose sorgenti escono con fragore dalle rocce, formando una cascata
di parecchie decine di metri. L'acqua risuona, battendo sulle pietre che a gradinate scendono nell'alveo e lo accompagnano.
Il torrente, ringorgato dal lato est di Cima del Vescovo, arricchito anche dai rii che attraversano il Bosco delle Navette,
prosegue ricevendo da destra il Tanarello, in località Le Mesce, sotto Rocca Laiardo. Da qui, 5 chilometri a monte di Ponte
di Nava,il fiume viene chiamato Tanaro. I versanti delle montagne presentano caratteri ambientali differenti. Il versante nord
è più ripido, meno soleggiato: lo formano grandi balze rocciose con testate di banchi calcarei. Su di esso prevalgono i boschi,
soprattutto di conifere e faggi. Sul versante di destra invece i pendii più dolci e soleggiati sono coperti da prati da falcio e
pascolo, che hanno portato l'uomo a diradare la foresta. In quota si intravedono ancora tracce dei vecchi terrazzamenti,
grazie ai quali pastori e contadini riuscivano a coltivare anche quei terreni difficili. Sopra i 1500 metri, permangono
i pascoli riservati alla pratica della pastorizia, con la transumanza effettuata da giugno a settembre.